Sin dal 1997 grazie a due coraggiose aziende che scelsero di sperimentare la particolare coltivazione delle specie officinali, le colline di Sale San Giovanni ogni anno si trasformano in una tavolozza variegata di colori dal blu intenso della lavanda al giallo dell'elicriso e del finocchio, dal bianco della camomilla al violetto della salvia. Gran parte del lavoro viene effettuato manualmente con i metodi dell'agricoltura biologica e biodinamica garantendo una superiore qualità delle colture grazie anche all'utilizzo di preparati esposti a particolari influssi cosmici. Le piante raccolte in primavera e in estate vengono trasformate dalla Cooperativa Agronatura, di cui le aziende locali sono socie, in oli essenziali mediante l'estrazione in corrente di vapore e in erbe essiccate con il procedimento a basse temperature per mantenere intatte le caratteristiche organolettiche.
Negli anni sono nate molteplici iniziative didattiche e culturali con l'obiettivo di far conoscere e valorizzare questo patrimonio naturalistico. Durante tutto l'anno si svolgono corsi formativi sull'agricoltura biodinamica che prevedono, al momento della fioritura, una visita guidata alle coltivazioni. Anche i turisti amano visitare le colline in fiore per ritrovare momenti di piacevole benessere nella natura incontaminata avvolti da profumi inebrianti.
Nel 2017 nasce fior di lavanda, il punto shop dell'azienda agricola Ca' de Sorìa, maggiore coltivatore di piante officinali sul territorio di Sale San Giovanni. L'azienda è associata alla cooperativa Agronatura, che si occupa dell'essicazione e della distillazione delle erbe fresche. Dall'amore per il territorio e la passione per il proprio lavoro nascono prodotti assolutamente naturali, coltivati in una zona incontaminata.
Grazie alla sapiente professionalità del Mulino Marino di Cossano Belbo, noto in tutta Italia per l'antica tradizione famigliare e per il suo marchio di qualità biologica e alla collaborazione con Pane, si è realizzato il "progetto Enkir" con le coltivazioni del cereale sulle nostre colline.
L'Enkir è il più antico cereale del mondo. La classificazione scientifica della specie è il Triticum monococcum, il padre dei cereali moderni, il primo addomesticato dall'uomo. In natura esistono differenti famiglie di Triticum monococcum nate spontanee e l'Enkir è una selezione di alcune di queste: una popolazione di semi che negli ultimi due decenni si è adattata naturalmente al nostro territorio mantenendo la propria biodiversità. Secondo i principi del Mulino Marino è proprio nella diversità che si può trovare un prodotto autentico e migliore.
Per il suo basso impatto ambientale l'Enkir non necessita di alcun tipo di concimazione ed è naturalmente resistente a patogeni e parassiti. Viene coltivato secondo il metodo biologico prestando un'accurata attenzione alla rotazione agricola dei terreni. Questo è il concetto della filiera biologica dell'Enkir: una produzione di qualità che vuole esaltare un territorio e soprattutto ciò che la terra dà attraverso le mani sapienti degli agricoltori, che accompagnano e convivono con il cereale rispettando i ritmi della natura.
Dall'Enkir si ottiene una farina biologica dal gusto incredibile, possiede un alto contenuto proteico, poco glutine e un'elevata quantità di carotenoidi che sono efficienti antiossidanti naturali. Viene macinata a pietra naturale in purezza. Questo particolare tipo di macinazione non surriscalda il chicco durante la trasformazione conservando tutte le caratteristiche intrinseche della farina.
"Il vento che muove le spighe, più alte del grano comune, sussurra la sua storia".
La Pieve di San Giovanni Battista in stile lombardo - romanico è stata costruita sulla base di un antico tempio pagano nei primi decenni dell'Anno Mille. È dedicata alla natività di San Giovanni Battista, Santo protettore fin da tempi immemorabili degli abitanti del paese. La struttura architettonica della chiesa è in pietra lavorata senza laterizio; l'interno si presenta a tre navate divise da altrettanti archi a sesto acuto sostenuti da possenti pilastri. Le armoniose absidi e il tetto a capriate contribuiscono ad aumentare la bellezza dell'edificio.
Degli affreschi antichi rimangono tracce nei pilastri e nelle pareti e le prime pitture risalgono alla fine del '300, altre al primo '400, altre ancora si spingono al tardo '500, per arrivare, nell'abside di sinistra, all'inizio del '600.
Nella cappella di Sant'Anastasia si respira immediatamente l'atmosfera del momento storico nel quale vissero i Santi affrescati, i taumaturghi miracolosi invocati nei momenti difficili per le ricorrenti epidemie, nelle ansie per la mortalità del bestiame, nei pericoli incombenti sui viandanti lungo le strade. Fu costruita dai monaci benedettini del priorato di San Benedetto Belbo, probabilmente verso il 1050 mentre gli affreschi risalgono al 1300-1400.
La cappella quattrocentesca di San Sebastiano indica come la comunità affidasse la salvezza dal contagio della morte nera al Santo. Fu costruita dalla comunità in seguito a un voto fatto durante la micidiale pestilenza del 1350 che spopolò quasi l'intero paese. Appena varcata la soglia si viene colpiti dalle immagini ammonitrici della morte, che, come la livella, non risparmia nessuno: né il potente, né l'uomo di chiesa. Ad essa sfugge soltanto il Cristo in pietà, risorgente dal suo sepolcro: l'unico vincitore sulla morte.
L' esistenza di questo particolare complesso è opera di Carlo Domenico Prandi, ferroviere, con spiccata passione per la botanica.
Alla sua morte, avvenuta nel 1961, l'area venne abbandonata sino alla decisione di procedere al suo intero recupero.
L' interesse nato dalla collaborazione della Comunità Montana con il Comune di Sale San Giovanni e la disponibilità dei proprietari hanno infatti permesso l'avvio di un progetto di recupero rendendo l'area fruibile a scopi didattico-naturalistici.
Agli inizi del 2013 è nata l'Associazione Arboreto Prandi che si propone di gestire e valorizzare un patrimonio composto in primis da specie arboree di elevata bellezza, per la dimensione delle piante e per la loro differenza legata alla provenienza dalle varie parti del mondo, nonché tutto il complesso ricettivo.
Un insieme di immobili costruiti a fine 1800 che, da stalla e fienile quali erano, sono diventati sala incontro, biblioteca, laboratorio didattico, e di fabbricati realizzati nei primi decenni del 1900, allora abitazione e magazzini, oggi foresteria e locali per ricovero materiale e attrezzi.
Le visite guidate permetteranno ai fruitori di ammirare conifere quali l' Abete di Spagna o Pinsapo, l'Aete della Numidia, il Douglas, il Cipresso di Monterey, e latifoglie come i Faggi rossi, il Faggio pendulo, il Faggio quercino, Aceri di varie specie con forme e colori unici, l' Albero dei tulipani, la Catalpa, le Pterocarie, la Quercia rossa, i Tigli nostrano ed europeo, boschetti di Leccio ed Ornielli, l'Acacia spinosa, il Gelso della Cina, le Palme nane, l'Hickory, Cornioli, Cerri, la Quercia bianca, Bossi, Glicini, Deutzie, Maggiociondoli, Bambù, nonché un esemplare magnifico di Araucaria.
Il percorso permetterà anche di incontrare tra fine aprile e i primi di maggio orchidee tipiche e caratteristiche di questa area di Langa quali l'Orchis militaris o la Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch.
Un ambiente particolare, dall' esplosione primaverile delle fioriture e della lussureggiante vegetazione, al feuillage autunnale, con cromatismi di immensa bellezza.
Dalla famiglia Italo-svizzera Aletti- Guggisberg è nata “CAMORONI ARTE”. In una lenta trasformazione iniziata nel 1993 nella borgata Camoroni si sono formati dei laboratori di scultura e di pittura con degli spazi espositivi unici scavati nella montagna.